CATANIA – Dalle relazioni pericolose con il cugino killer, alla gestione delle spiagge libere, per conto del Comune di Catania. Fiumi di soldi e conti che non tornano, come ha rilevato l’ultima inchiesta della guardia di finanza, che ha fatto scattare il sequestro del patrimonio riconducibile a Orazio Buda: due società e i bar simbolo della città “buongustaia”, l’Opera prima di piazza Umberto e del Corso Italia.
La storia di Buda si incrocia con quella del cugino boss dei Carateddi Orazio Privitera: il braccio armato del clan. Non un nome qualunque, Privitera era, per i collaboratori, “uomo d’onore battezzato a Palermo dagli uomini di Bernardo Provenzano”, forte di “rapporti con i Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro”. Mandante ed esecutore di tre omicidi, in grado di comandare anche dal carcere.
I verbali del pentito Bonaccorsi
Il collaboratore Salvatore Bonaccorsi, figlio di Concetto, boss del gruppo Carateddi dei Cappello, ha definito Orazio Buda “una macchina da soldi” CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA