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Catania, il libro mastro della bancarotta: fiumi di soldi, tutti i NOMI

CATANIA – Un reticolo di società, un fiume di soldi che sarebbe stato “distratto” verso ditte individuali e imprese controllate da prestanome, parenti e presunti complici. E un lungo elenco con nomi e cognomi. Gli investigatori della guardia di finanza hanno ricostruito un vero e proprio libro mastro della bancarotta della Sl Group, colosso petrolifero, con gli importi che hanno fatto scattare il sequestro. Ecco i 31 indagati.

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Il sistema Genovese nell’era Crocetta LE INTERCETTAZIONI INEDITE SU “S”

ESCLUSIVA S. Il numero di “S” attualmente in edicola dedica un’ampia sezione al “caso Genovese”. Fra gli altri articoli, il mensile pubblica i contenuti dell’informativa sulla Formazione che chiama in causa diversi funzionari regionali. Eccoli. CLICCA QUI 

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LIVESICILIA SOTTO ATTACCO

Russo, esposto all’Ordine:
“Indagate su quei cronisti”

Russo, esposto all’Ordine:   “Indagate su quei cronisti”
giovedì 3 novembre 2011
07:24
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L’assessore regionale alla Salute Massimo Russo torna ad indossare i panni del pm e chiede all’Ordine regionale dei giornalisti di indagare. Obiettivo dell’esponente lombardiano è il nostro gruppo editoriale. A Russo non è piaciuto affatto il dossier pubblicato sull’ultimo numero del mensile “S”. Una radiografia della riforma firmata dall’assessore tra aumento della spesa, convenzioni milionarie con i privati e un esercito di consulenti. Sessanta pagine nate all’indomani della mozione di censura approvata dall’Ars, un’inchiesta dei nostri cronisti sulla quale Russo non ha chiesto né smentite né rettifiche. Vuole invece – così scrive al presidente dell’Ordine Vittorio Corradino – che si verifichi “se sono ravvisabili gli estremi di violazione dei più elementari comportamenti deontologici della professione giornalistica”.

Cosa avremmo violato secondo l’assessore-pm? “Appare evidente – scrive Russo nella sua requisitoria – l’intenzione di gettare discredito, in maniera faziosa, sull’azione riformatrice dell’assessorato regionale della Salute… Sorprende che non sia stata avvertita la necessità di ascoltare la “controparte” e specificatamente l’Assessore alla Salute mentre invece la mia fotografia occupa gran parte della copertina… Sorprende che vengano citati ampi stralci della relazione del procuratore generale della Corte dei Conti senza tuttavia fare opportuno riferimento alla relazione di parifica delle Sezioni riunite che delinea una ben diversa fotografia della realtà sanitaria siciliana”.

Ora, tralasciando il fatto che l’assessore Russo ha avuto sempre ampio spazio sulle nostre testate e che, anche davanti alle nostre telecamere, ha più volte evitato di dare risposte (sia ad Antonio Condorelli che gli chiedeva conto e ragione della gara sulle attrezzature bloccata dalla magistratura, sia alla nostra Martina Miliani in occasione del Forum sulla Sanità a Palermo); tralasciando il fatto che l’assessore Russo non ci sembra si sia lamentato più di tanto, né scrisse all’Ordine, quando le nostre testate “S” e “I Love Sicilia” gli dedicarono altre copertine relative sia al suo operato che al suo privato (novembre 2009 e ottobre 2010) ; tralasciando il fatto che più volte, e anche alla vigilia della pubblicazione del dossier, la signorina Di Peri ha contattato l’ufficio stampa dell’assessorato per chiedere un’intervista a Russo, richiesta puntualmente ignorata; tralasciando il fatto che il sottoscritto appena il 30 settembre scorso in un editoriale dal titolo “Assessore, resti al suo posto” pubblicato su Livesicilia, ha difeso l’operato di Russo all’indomani dell’approvazione della mozione di censura nei suoi confronti. Tralasciando tutto ciò e lasciando ampia facoltà di giudizio all’Ordine dei giornalisti, è l’ultimo punto della lettera dell’assessore che vale la pena di sottolineare per capire le sue reali intenzioni: “Chiedo infine – scrive Russo – di verificare se risponde a verità che Miriam Di Peri, autrice di alcuni articoli di questo dossier non sia iscritta all’Albo dei giornalisti, nè nell’elenco dei professionisti nè in quello dei pubblicisti. E se ciò fosse vero, se non si configura un evidente esercizio abusivo della professione”. Eccolo il colpo di scena.

Russo non dà mandato ai suoi legali per querelarci, non può contestare nemmeno una virgola del nostro dossier, non può smentire, né imporre rettifiche. Potendosela prendere soltanto con se stesso e col suo modo di amministrare decide di puntare alla testa di chi scrive contro, di chi non si adegua all’”azione riformatrice” del suo assessorato. E con chi se la prende? Con l’anello più debole della catena, con la giornalista che ha firmato il dossier. Sbagliando clamorosamente sia obiettivo che persona.

Vede, caro assessore Russo, forse lei non sa che l’accesso alla professione giornalistica è regolato proprio dall’Ordine. Per diventare pubblicista, primo passo per ottenere l’agognato tesserino di giornalista, è necessario che un giornale, una tv, una testata regolarmente registrata, ospitino un certo numero di articoli nell’arco di un biennio. Non solo. Questi articoli devono essere regolarmente retribuiti. Di più: il direttore responsabile del giornale deve vistarli uno per uno e accertarne la veridicità. Tutte condizioni che la nostra brava Miriam Di Peri ha rispettato in pieno. Le dirò di più, assessore Russo: proprio in questi giorni, a distanza proprio di due anni dall’inizio della sua collaborazione, la signorina Di Peri ha presentato tutta la documentazione comprovante la sua collaborazione all’Ordine, ultimo passo per affrontare il test d’ingresso per diventare pubblicista. Bastava chiedere e le sarebbe stata data risposta.

Lasci stare i nostri cronisti, assessore. Abbia più rispetto per una redazione fatta da giornalisti che da anni mettono il loro nome e cognome per denunciare la mafia e il malaffare in Sicilia esponendosi in prima persona. Oggi sappiamo che dobbiamo difenderci da un altro potere. Che mal sopporta chi non si adegua. Abbiamo scritto di tutto e su tutti, senza guardare in faccia a nessuno. Non sarà una letterina vergata con l’inchiostro del potere a farci cambiare linea.

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Bambin Gesù dopo il video-choc ecco l’inaugurazione con porporati e graduati

Pasticcini, succhi di frutta e the aromatizzati, nel lussuoso Hilton di Giardini Naxos, hanno fatto da scenario alla presentazione ufficiale della cardiochirurgia pediatrica di Taormina, finanziata dalla Regione e oggi consegnata ai romani del Bambin Gesù da Massimo Russo. La sede è la stessa che alcuni mesi addietro è stata immortalata all’interno di un video anonimo rimbalzato su youtube grazie a sudpress e adesso finito dritto dritto nella Procura della Repubblica di Messina. Secondo l’Asp locale si tratterebbe di un “falso accostamento di immagini”, ma l’autore del video intervistato da Livesicilia assicura l’autenticità di ogni ripresa.

Ma la scena è tutta per il pm arruolato da Raffaele Lombardo che fa gli onori di casa insieme a Francesco Poli e al dirigente generale Angelo Pellicanò. Russo entra in scena due volte, prima quando parlano i dirigenti del Bambin Gesù e poi al fianco del Cardinale Tarcisio Bertone, in un bagno di folla tra graduati e porporati.

“A Lombardo 600 mila euro per la campagna elettorale”

Esclusiva. I nuovi verbali di Barbagallo

di Antonio Condorelli
19 apr Proseguiamo  la pubblicazione delle carte dell’inchiesta Iblis che hanno portato alla chiusura delle indagini con l’accusa di concorso esterno alla mafia del governatore siciliano Raffaele Lombardo, del fratello deputato Angelo e di una cinquantina tra amministratori, imprenditori e malavitosi. In questo verbale che viene reso noto per la prima volta il geologo Giovanni Barbagallo, attualmente detenuto, ricostruisce il presunto finanziamento di Cosa nostra alla campagna elettorale di Raffaele Lombardo. E aggiunge: “Dopo l’elezione Lombardo ha scelto la strada della legalità”.

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REPLICANO E PRECISANO I LEGALI DI RAFFAELE LOMBARDO

“Su Livesicilia appare la notizia che il geologo Barbagallo avrebbe riferito di un contributo elettorale resogli da Aiello Vincenzo. E’ opportuno precisare che il Barbagallo ha semplicemente detto di avere sentito questa notizia, escludendo di poter fornire elementi in ordine all’attendibilità della stessa. Il nostro assistito ha già smentito in conferenza stampa questa affermazione, conferendoci mandato di perseguire per calunnia chiunque sostenga l’esistenza di detto fantasioso contributo”. Lo dichiarano i legali del presidente della regione Siciliana Raffaele Lombardo.

Il capomafia: “Lombardo sapeva delle indagini in corso”

“Lombardo sapeva delle indagini in corso”

di Antonio Condorelli
16 apr “Era impossibile raggiungere Raffaele Lombardo, poiché egli accampava le scuse che nelle segreterie politiche si ipotizzava la presenza di microspie per indagini su mafia e politica, condotte da Ros e Digos”. Parole del capo di cosa nostra Vincenzo Aiello, secondo la ricostruzione del pentito Gaetano D’Acquino interrogato dai Pm del processo Iblis. Esisterebbero due fasi […] CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA.IT

“Lombardo ebbe l’appoggio della malavita per arrivare alla presidenza della Regione”

Raffaele, Angelo e il pentito

Quelle relazioni pericolose

di Antonio Condorelli
15 apr

Stando alle dichiarazioni del pentito Gaetano D’Aquino, affiliato al clan Cappello, anche famiglie mafiose contrapposte avrebbero votato per l’Mpa di Raffaele Lombardo. In questo caso si tratta dei Cappello e dei Santapaola, ma anche dei boss Biagio Sciuto, Corrado Favara e Rosario Tripoti. Interrogato dai pm in dicembre, ha ripercorso alcune fasi della campagne elettorali […] CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA.IT 

NUOVO “S” CATANIA mafia seria e politica a man bassa

Per ora non posso dir nulla ai lettori di questo blog. Però so cosa c’è nel sacco. Il secondo numero dell’edizione catanese di “S” sarà in edicola dal 23 aprile. Dentro mafia seria, politica e non solo. I ragazzacci hanno lavorato su un faldone inedito di 400 pagine che sveleremo con nomi, cognomi e fattispecie ricche di “catanesità”

Lombardo: ecco l’avviso di garanzia

Raffaele e Angelo
L’avviso di garanzia

di Antonio Condorelli

Sino a pochi mesi addietro il presidente della Regione Raffaele Lombardo prendeva le distanze dai comportamenti del fratello Angelo. “Ciascuno- riferiva alla stampa – risponde delle proprie azioni”. Dopo il ricevimento dell’avviso di garanzia, Lombardo intervistato da Livesicilia ha cambiato opinione difendendo il fratello. Adesso, proceduralmente, le loro posizioni sono equiparate, restano 19 giorni per presentare memorie e produrre documenti.

Ecco cosa ipotizzano i PM.

Raffaele e Angelo Lombardo sono accusati di “aver concorso, pur senza esserne affiliati, nell’associazione mafiosa denominata della Cosa Nostra etnea, associazione operante in sinergia con le altre famiglie di Cosa Nostra attive nel territorio siciliano, contribuendo a violare l’ordine pubblico…

-”sollecitando direttamente o indirettamente i vertici della predetta organizzazione a reperire voti per gli stessi indagati e per i partiti nei quali gli stessi indagati militavano e in tal modo ingenerando il coinvolgimento circa la propria completa disponibilità ad assecondare…CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA.IT

Avv Brancato: “sospetti” e difesa d’ufficio di Lombardo

Mario Brancato, esponente dell’Mpa e legale di Felice Naselli, uno dei quattro indagati dell’operazione Iblis a cui la quinta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, lancia sospetti sulla notifica dell’avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa a Raffaele Lombardo. A finire nel suo mirino la concomitanza con la pronuncia della Cassazione su alcuni imprenditori arrestati nell’operazione Iblis.

Ecco il video girato col collega Alfio Musarra.

RAFFAELE LOMBARDO: LE RELAZIONI PERICOLOSE

Le relazioni pericolose

Le relazioni pericolose

“Non vi scuddati, ci resi i soddi nostri! Del pigno … ci resi a iddu ppa campagna elettorale…”. Il capo di cosa nostra Vincenzo Aiello parla in prima persona. “Ci resi” vuol dire “ho dato”, in questo caso a Raffaele Lombardo. Soldi per la campagna elettorale. Soldi di una presunta “messa a posto” che ammonterebbe a circa il 2% dell’intero affare. Un centro commerciale che vale decine di milioni di euro nella parte Sud di Catania. Un’operazione che vedrebbe coinvolti nomi noti dell’imprenditoria non solo catanese, ma che testimonierebbe un rapporto diretto tra Vincenzo Aiello e Raffaele Lombardo in campagna elettorale.

La conclusione delle indagini a carico del presidente della Regione Raffaele Lombardo per concorso in associazione mafiosa sarebbe stata favorita…CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA.IT