DEAGLIO A CATANIA

la Feltrinelli Libri e Musica

Martedì 5 Giugno

alle ore 16

I BIDIEL

presentano

CENTO LUCI

(OTRlive)

Dopo Sono un errore – canzone con la quale i Bidiel hanno partecipato al Festival di Sanremo 2012 – esce il 5 giugno il primo album di inediti della band catanese, Cento Luci. La cifra stilistica del gruppo si esprime tutta in questo album: sonorità solari, ritornelli cantabili, una musica aperta, ricca di echi anni Sessanta e Settanta ma che guarda con curiosità e attenzione anche alla nuovissima scena d’oltreoceano, fa da contraltare a testi intensi, che raccontano di disagio e senso di inadeguatezza nel confronti di una realtà inafferrabile, sempre più digitale e sempre meno fisica, temi spesso generazionali quando non epocali. Un disco molto vario, ricco di spunti musicali originali ma mai pretestuosi, dove la piacevolezza e la leggerezza dell’ascolto non si traducono mai in banalità.

alle ore 18,30

ENRICO DEAGLIO

presenta

IL VILE AGGUATO

Chi ha ucciso Paolo Borsellino

Una storia di orrore e menzogna

(Feltrinelli)

intervengono

ANTONIO CONDORELLI

VALTER RIZZO

Vent’anni di indagini, rivelazioni, depistaggi… Così Borsellino continua a essere ucciso e noi siamo condannati a non sapere mai la verità. A Paolo Borsellino piaceva citare liberamente dal Giulio Cesare di Shakespeare una frase secondo cui è bello morire per ciò in cui si crede. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. È un paradosso terribile che questi vent’anni abbiano condannato proprio lui a morire molte volte, ucciso in innumerevoli versioni da colpevoli sempre diversi, in un susseguirsi di colpi di scena che ha ormai disorientato anche i più attenti: È stato Scarantino. No, Spatuzza. È stato Riina; no, i fratelli Graviano. È stato lo stato, lo stato mafia, la mafia stato; il doppio stato. È stato Berlusconi, o perlomeno Dell’Utri. Sono stati i servizi. Deviati. No, quelli ufficiali. Sono stati Ciancimino e Provenzano. Sono stati gli industriali del Nord. È stato il ministro Mancino. Sono stati i carabinieri. Il fatto è che l’omicidio di Borsellino è ormai diventato uno di quei buchi neri della storia italiana, simile in questo all’affaire Moro, in cui come in un gorgo si annodano e si raccolgono tutti i misteri, i protagonisti, le inconfessabili verità di un momento storico e di un paese che ha sempre avuto molto da nascondere, in primo luogo a se stesso. “Tale è stato il destino del nostro eroe; e l’Italia non è un paese per eroi. La ricerca della verità sul suo assassinio implicava un contributo di onestà, che è stata soffocata. Difficile che si possa recuperare il tempo perduto, perché ormai quella stessa ricerca della verità è strettamente connessa (i luoghi, i palazzi di giustizia, i contesti) con la ricerca delle ragioni della disonestà di chi doveva cercarla. E dunque, diventa un’impresa quasi impossibile.” Ma quello che è possibile fare è scavare nel mosaico sepolto, separare le tessere vere da quelle false, ripulire, rimetterle in ordine e raccontarle. È ciò che Enrico Deaglio ha fatto in Il vile agguato.

Enrico Deaglio è nato a Torino nel 1947. Ha diretto i quotidiani Lotta Continua e Reporter e il settimanale Diario della settimana. Ha scritto e presentato programmi televisivi e ha pubblicato molte opere di narrativa e saggistica, tra cui La banalità del bene (Feltrinelli), Besame mucho (Feltrinelli), Patria 1978-2008 (il Saggiatore), Il raccolto rosso 1982-2010 (il Saggiatore).