CATANIA – Un reticolo di società, un fiume di soldi che sarebbe stato “distratto” verso ditte individuali e imprese controllate da prestanome, parenti e presunti complici. E un lungo elenco con nomi e cognomi. Gli investigatori della guardia di finanza hanno ricostruito un vero e proprio libro mastro della bancarotta della Sl Group, colosso petrolifero, con gli importi che hanno fatto scattare il sequestro. Ecco i 31 indagati.
Archivio mensile:Ottobre 2023
#INCHIESTA – ‘Corleone’, il marchio di Tony Colombo e l’ombra della camorra
PALERMO – “Vincenzo Di Lauro voleva fare una società con Tina Rispoli, eventualmente sfruttando la visibilità mediatica di Tony Colombo, per un marchio di abbigliamento a nome Corleone”. Le parole del pentito Salvatore Tamburrino confermano agli inquirenti che dietro il marchio Corleone, ci sarebbe l’ombra della camorra.
Corleone e i nomi che contano
Non un nome qualunque, Salvatore Tamburrino era il vivandiere dei Di Lauro, clan famigerato di Secondigliano, sta scontando l’ergastolo da collaboratore di giustizia perché ha assassinato la moglie, madre di due figli, a colpi di pistola. Vincenzo Di Lauro, l’esperto di aste giudiziarie del quale parla il pentito, è il figlio di Paolo, capofamiglia di Secondigliano, detto ‘Ciruzz o ‘Milionario’.
Corleone, la storia di un marchio
Il 27 luglio del 2017 la Corleone Clothing di Tony Colombo registra il marchio “Corleone since 2017” nell’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA
#MAFIA – Killer e camorristi svelano i segreti di Tony Colombo
PALERMO – L’ascesa di Tony Colombo raccontata dai collaboratori di giustizia: i soldi del clan Marino investiti a Palermo, i debiti, la passione per il gioco e il matrimonio con Tina Rispoli. Dai programmi televisivi nazionali al carcere. Gli inquirenti che hanno arrestato il cantante neomelodico guardano dall’altro lato dei riflettori e puntano l’attenzione sulle “fortune” che la donna ha ereditato da vedova dal marito Gaetano Marino, fratello del boss Gennaro Marino, ucciso in un agguato di camorra a Terracina. Un viaggio nel tempo che collega il cantante palermitano con il mondo della criminalità napoletana. Due città e il racconto di killer ed ex camorristi.
La vedova e l’eredità del boss
La Rispoli avrebbe ereditato “notevoli fortune economiche”, una vera “rendita di posizione” che le deriva dall’essere la vedova di uno dei “fondatori del clan Marino”. Asset immobiliari e finanziari, una vera fortuna costruita quando sia lei che il boss “non avevano redditi propri legittimi”.
Ma è sulle acquisizioni successive al matrimonio che si incrociano le nuove indagini del tribunale di Napoli. Una storia fatta di debiti, concerti, dischi e bella vita.
Tony Colombo da Palermo a Napoli
L’ascesa del palermitano Tony Colombo, il lancio di un disco importante nel 2010 grazie ai soldi del boss napoletano. E i viaggi nei quartieri controllati dal clan Marino, dove il neomelodico era richiestissimo: doveva pagare i debiti col capomafia. I magistrati interrogano Gianluca Giugliano, killer del clan Marino che ha deciso di collaborare con la giustizia. Era il fidanzato della sorella di Tina e insieme al boss gestiva la piazza di spaccio delle Case Celesti. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA
Il fuorionda del leghista: “Se sapevo che c’era Condorelli…”
LEGA – Il fuorionda del deputato Anastasio Carrà, ex carabiniere, dopo la registrazione della trasmissione sul caso Apostolico con Filippo Romeo di Rei Tv. La magistratura sta verificando un possibile dossieraggio. Che domande avrei fatto? Cosa avrei detto di fastidioso? Continuate a seguirmi #matteosalvini #giorgiameloni #politica #giornalismo
#MAFIA L’ombra del boss: intercettazioni sull’asse Catania – Napoli
CATANIA – “Che gli dobbiamo portare noi ai cristiani? Io…, senza soldi…, non vado da nessuna parte…!”. I “cristiani” sono “soggetti di una certa caratura criminale”, napoletani, annotano gli inquirenti. Le cimici dei carabinieri registrano due componenti dell’organizzazione di trafficanti smantellata pochi giorni fa, confermando che le relazioni tra Catania e Napoli benedette dal boss Rosario Lombardo, detto ‘Saro ‘u rossu’, continuano a essere mantenute.
Milioni di euro, potere e mafia
Catania, Napoli, Reggio Calabria. Milioni di euro, il clan Santapaola, i Nizza e la Camorra. E un esercito di pusher e vedette che continuano a portare fiumi di soldi nelle casse delle “famiglie”. Tornano in ballo metodi e affari tanto cari a uno degli elementi di spicco dei Santapaola, Rosario Lombardo. I militari dell’arma hanno alzato il tiro rastrellando, civico per civico, il cuore del traffico di droga nella via Capo Passero, che racchiude ben 12 piazze di spaccio. Determinanti i verbali del genero di Lombardo, Salvatore Scavone, che ha fatto tutti i nomi, ma anche le intercettazioni, che hanno incastrato i componenti dell’organizzazione.
#Mafia, l’ombra del boss Privitera: i pentiti incastrano Buda
CATANIA – Dalle relazioni pericolose con il cugino killer, alla gestione delle spiagge libere, per conto del Comune di Catania. Fiumi di soldi e conti che non tornano, come ha rilevato l’ultima inchiesta della guardia di finanza, che ha fatto scattare il sequestro del patrimonio riconducibile a Orazio Buda: due società e i bar simbolo della città “buongustaia”, l’Opera prima di piazza Umberto e del Corso Italia.
La storia di Buda si incrocia con quella del cugino boss dei Carateddi Orazio Privitera: il braccio armato del clan. Non un nome qualunque, Privitera era, per i collaboratori, “uomo d’onore battezzato a Palermo dagli uomini di Bernardo Provenzano”, forte di “rapporti con i Lo Piccolo e Matteo Messina Denaro”. Mandante ed esecutore di tre omicidi, in grado di comandare anche dal carcere.
I verbali del pentito Bonaccorsi
Il collaboratore Salvatore Bonaccorsi, figlio di Concetto, boss del gruppo Carateddi dei Cappello, ha definito Orazio Buda “una macchina da soldi” CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA
Il pentito svela l’album della mafia: “Ecco tutti i NOMI”
CATANIA – Non solo trafficanti, l’ex boss pentito Salvatore Scavone sta facendo tremare diverse famiglie mafiose e un esercito di spacciatori e vedette. Ha colpito il cuore pulsante dei clan, la droga, come nel caso dell’ultimo blitz dei carabinieri, che ha azzerato le piazze di spaccio di via Capo Passero. Ecco i nomi e la mappa tracciata dal pentito ai carabinieri.
Il “sistema” di via Capo Passero
Più che una piazza di spaccio, l’immensa via Capo Passero è una città del traffico di droga. Con l’operazione Skanderberg vennero censite, sulla stessa strada, ben 12 piazze di spaccio, suddivise e gestite con turnazioni h 24. Non a caso, più famiglie mafiose operano al suo interno. E c’è il concreto timore che, dopo il blitz, lo spaccio continui, perché ogni detenuto viene sostituito. Salvatore Scavone ha parlato proprio di “sistema”
Il pentito e il civico 121
“Sino al mio arresto erano Gabriel Muscarà e Antonio Raimondo detto “Cipollina” a gestire le piazze di spaccio di via Capo Passero e in via Ustica facenti capo ai Nizza ….CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA
Terremoto nella mafia, il pentito fa i NOMI e scoppia il caos
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CATANIA – Un vero terremoto nella mafia. L’ultimo blitz eseguito dai carabinieri svela gli effetti del pentimento del boss Salvatore Scavone nel clan. I capi dell’esercito di trafficanti che controllano le “piazze d’oro” di via Capo Passero sono furiosi. Accusano Scavone di essersi “fottuto i soldi”, “80 mila euro”, in molti avevano il “terrore” di lui. In ballo ci sono parentele di peso e più clan impegnati a gestire il traffico di droga. Fino a quando, facendo i “nomi”, Scavone ha creato il caos in interi quartieri, svegliati dalle sirene dei carabinieri, che hanno eseguito blitz a tappeto, sotto la guida del procuratore aggiunto Francesco Puleio. Importante il contributo di Scavone in molte indagini.
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Dalle banche ai Santapaola: tutto sul colletto bianco arrestato
CATANIA – Da mediatore finanziario di grido, alle banche dove finivano alle pratiche che sarebbero servite ai Santapaola. L’epopea del direttore del consorzio Cofisan Andrea Pappalardo, celebrato dalla stampa locale e nazionale, si infrange sull’ultima operazione della polizia, coordinata dal Pm Francesco Puleio. Macellai spacciati per “contabili”, dichiarazioni dei redditi inventate. Un notevole giro di soldi tra “compiacenti” funzionari di Unicredit: così attività imprenditoriali non ancora iniziate ottenevano finanziamenti “covid”. Ecco i particolari.
Santapaola, il carabiniere e il sistema per i soldi facili
CATANIA – Da rapinatore e trafficante con 5 condanne annotate dai magistrati, a mediatore finanziario “illecito”, per la gestione di centinaia di migliaia di euro di fondi covid. Gabriele Santapaola, fratello diFrancesco ‘Coluccio’, è ritenuto “membro di spicco del clan”: avrebbe falsificato le pratiche per ottenere i soldi anche attraverso prestanome. Con la complicità di un carabiniere: il brigadiere capo Paolo Marragony. CONTINUA A LEGGERE SU LIVESICILIA

Report – La Russa attacca: “Sarò intransigente sulla famiglia” VIDEO
BRUCOLI (SIRACUSA) – Report, Rai Tre. L’attacco – preventivo di Ignazio La Russa – “Dai tempo, dai qualche giorno, ho visto addirittura e su questo sarò intransigente, cercano di accreditare una storia familiare”. Ignazio La Russa prova a parare il colpo, intervenendo nel meeting di Fratelli d’Italia a Brucoli a poche ore dalla messa in onda della puntata di Report sulla sua famiglia.
“Tentano di accreditare – dice il presidente del Senato – una storia diversa da quella che chiunque conosce la mia famiglia, destra, sinistra, amici e nemici può invece testimoniare”.
Poco prima aveva citato la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci per le inchieste sul ministro Daniela Santanchè. Guarda il video
Mafia, sette pentiti incastrano l’imprenditore ‘Miliardario’ – LiveSicilia.it
CATANIA – Mafia, boss e pentiti hanno incastrato l’imprenditore Antonio Sivirino, detto il ‘Miliardario’ e il figlio Francesco: la guardia di finanza ha sequestrato beni del valore di 98 milioni di euro. Un ruolo chiave, nella ricostruzione delle relazioni pericolose, lo hanno avuto i collaboratori di giustizia, tra i quali ci è finito anche un boss di spessore.
Le accuse
Antonio Siverino sarebbe “vicino” al clan Scalisi e, partendo dall’imputazione di concorso in associazione mafiosa del 2021, il tribunale di Catania ha analizzato l’ascesa del gruppo di società che ha gestito insieme al figlio.
Gli inquirenti sostengono che l’imprenditore avrebbe una “strettissima contiguità” con il clan Laudani, attraverso Carmelo Pavone detto ‘l’Africano’ e con il clan Scalisi, guidato da Giuseppe Scarvaglieri. Quest’ultimo è il fratello di Antonio Scarvaglieri, suocero di Francesco Siverino. CONTINUA A LEGGERE I VERBALI SU LIVESICILIA